Giotto di Bondone fu uno dei più importanti artisti che contribuirono a far nascere il Rinascimento e la scuola pittorica fiorentina. Secondo Giorgio Vasari (1511-1574), che gli dedicò un capitolo delle sue Vite, Giotto segnò il punto di rottura dell'arte italiana dallo stile bizantino, verso il Rinascimento. Pare che l'ultimo grande pittore dell'era bizantina, Cimabue (1240-1302), scoprì il giovane Giotto, ancora inesperto. Scrisse Vasari:
"E cosí avenne che un giorno Cimabue, pittore celebratissimo, transferendosi per alcune sue occorrenze da Fiorenza, dove egli era in gran pregio, trovò nella villa di Vespignano Giotto, il quale, in mentre che le sue pecore pascevano, aveva tolto una lastra piana e pulita e, con un sasso un poco apuntato, ritraeva una pecora di naturale, senza esserli insegnato modo nessuno altro che dallo estinto della natura. Per il che fermatosi Cimabue, e grandissimamente maravigliatosi, lo domandò se volesse star seco."
Cimabue portò dunque Giotto nel movimentato mondo artistico fiorentino, dove egli eccelse oltre i limiti del periodo. Quanto ci sia di vero in questa storia, è oggetto di dibattito, ma rimane vero che Giotto si formò presso lo studio fiorentino di Cimabue. Vasari racconta anche che un giorno il giovane Giotto avrebbe dipinto una mosca talmente realistica che Cimabue tentò più volte di scacciarla via dalla tela.
Giotto si spostò con Cimabue a Roma, e qui contribuì a molte delle opere commissionate al suo maestro. I suoi primi lavori individuali includono un affresco dell'Annunciazione e il suo grande Crocifisso, realizzato per Santa Maria Novella a Firenze. Lavorò a Roma tra il 1297 e il 1300; ancora a Firenze, per la Badia fiorentina, eseguì la Madonna col Bambino e santi (Polittico di Badia), che si trova agli Uffizi.
Secondo molti il capolavoro di Giotto è il ciclo di affreschi realizzato nella Cappella degli Scrovegni di Padova, con raffigurazioni della salvezza nella vita di Cristo e della Vergine, e anche un Giudizio universale. Queste opere furono completate nell'arco di sette anni, e sono senza ombra di dubbio uno dei primi capolavori del Rinascimento, ed ebbero profonda influenza su molti artisti, non soltanto fiorentini.
Giotto realizzò altre opere a Padova, e ad Assisi, e si spostò tra Roma e Firenze. In questo modo eseguì le ultime opere, tra cui la Maestà di Ognissanti, del 1310 circa. L'opera si trova agli Uffizi, insieme alla Maestà di Santa Trinita di Cimabue e la famosa Madonna Rucellai di Duccio (1255-1260). Oltre alle numerose commissioni per opere religiose ricevute da Roma, Giotto lavorò anche a Bologna e Milano. Fu anche un apprezzato architetto, e lavorò anche per il duomo di Firenze, la basilica di Santa Maria del Fiore.
Dante (1265-1321) nella Divina Commedia dice di Giotto: Cimabue credette di primeggiare nella pittura, mentre ora è Giotto il maestro e ha oscurato la sua fama.