La raccolta Molinari Pradelli è nota a livello internazionale per la consistenza delle opere, la selezionata qualità e la specifica connotazione conferitale dal gusto raffinato e da un intuito fuori dal comune del celebre direttore d'orchestra Francesco Molinari Pradelli.
Il maestro nacque a Bologna nel 1911 e già alle prime esibizioni alla fine degli anni 30 la stampa lo definì “direttore di sicuro avvenire” mentre Arturo Toscanini lo segnalò come giovane che “ha del talento e farà carriera”.
Negli anni 50 decollò la sua carriera internazionale, contemporaneamente alla passione per la pittura.
Raccolse inizialmente dipinti del 1800 per poi rivolgersi alla pittura barocca e alla natura morta, i cui studi erano ancora all'inizio.
All'epoca gli estimatori di quel genere di pittura non erano molti, questo ci aiuta a capire la sua indipendenza di giudizio nonchè desiderio di conoscenza, oltre le mode e i pareri di critici e storici.
Questa sua passione lo rese un autentico conoscitore della pittura barocca italiana, antesignano dei moderni studi sulla natura morta.
Negli anni la collezione di circa duecento quadri è stata ammirata dai maggiori storici dell’arte del Novecento, europei e americani.
La selezione di 100 dipinti della mostra Le Stanze delle Muse, documenta come il maestro privilegiava la pittura del Seicento e del Settecento documentando le diverse scuole italiane, senza eccezione:
- i dipinti di figura della scuola emiliana, con opere di Pietro Faccini, Mastelletta, Guido Cagnacci, Marcantonio Franceschini e soprattutto i fratelli Gandolfi
- la scuola napoletana, con dipinti di Luca Giordano, Micco Spadaro, Francesco De Mura, Lorenzo De Caro etc.
- artisti veneti, Palma il Giovane, Alessandro Turchi, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni
- artisti liguri e lombardi, Bernardo Strozzi, Bartolomeo Biscaino, Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, Fra Galgario, Giuseppe Bazzani
- artisti romani quali Gaspard Dughet, Pier Francesco Mola, Lazzaro Baldi, Paolo Monaldi.
A conferire alla collezione una notorietà internazionale furono tuttavia proprio i numerosi dipinti di natura morta di artisti come Jacopo da Empoli, Luca Forte, Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, Arcangelo Resani, Carlo Magini.
Una sezione cinematografica a cura del regista Pupi Avati arricchisce la mostra, evocando la Bologna del tempo del grande direttore d'orchestra e collezionista.
La collezione Molinari Pradelli è nota in tutto il mondo per la quantità di opere, la qualità della selezione e la connotazione specifica, dovute al gusto raffinato e alla straordinaria intuizione del famoso direttore d'orchestra Francesco Molinari Pradelli.
Il maestro nacque a Bologna nel 1911, e già dalle sue prime esibizioni, nei tardi anni Trenta, la stampa lo definì un "direttore di certo avvenire", e Arturo Toscanini disse di lui che era un giovane "con un talento che gli farà fare strada".
Negli anni Cinquanta iniziò la sua carriera internazionale, e anche la sua passione per la pittura.
In un primo tempo cominciò a collezionare dipinti del XIX secolo, per poi invece concentrarsi sulle opere pittoriche del Barocco e le nature morte, quando questo genere iniziava a essere studiato.
Al tempo gli appassionati di tali generi di quadri non erano molti, e questo ci aiuta a capire la sua indipendenza di giudizio e il suo desiderio di conoscenza, oltre le tendenze e le opinioni di critici e storici.
Il suo interesse lo rese un vero conoscitore della pittura barocca italiana, e un precursore dei moderni studi sulla natura morta.
Nel corso degli anni la collezione di circa duecento dipinti è stata ammirata dagli storici del XX secolo, europei e americani.
La selezione di un centinaio di opere per Le stanze delle Muse mostra come il maestro privilegiasse le pitture del XVII e del XVIII secolo, che documentano le varie scuole italiane, senza eccezioni. Troviamo opere:
- della scuola emiliana, di Pietro Faccini, Mastelletta, Guido Cagnacci, Marcantonio Franceschini e soprattutto dei fratelli Gandolfi;
- della scuola napoletana, con dipinti di Luca Giordano, Micco Spadaro, Francesco De Mura, Lorenzo De Caro e così via;
- artisti veneziani, come Palma il Giovane, Alessandro Turchi, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni;
- artisti liguri e lombardi, come Bernardo Strozzi, Bartolomeo Biscaino, Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, Fra Galgario, Giuseppe Bazzani;
- artisti romani, come Gaspard Dughet, Pier Francesco Mola, Lazzaro Baldi, Paolo Monaldi.
A dare alla collezione la sua fama internazionale, sono state comunque le numerose nature morte, realizzate da artisti come Jacopo da Empoli, Luca Forte, Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, Arcangelo Resani, Carlo Magini.
La mostra, ancora in corso a Firenze è arricchita da una sezione cinematografica, curata dal regista cinematografico Pupi Avati, che ci porta nella Bologna dell'epoca del grande direttore d'orchestra e collezionista.