Riapre la sala 38 degli Uffizi, detta dell’Ermafrodito, per la presenza della famosissima statua, copia romana di età imperiale da un originale ellenistico del II secolo a.C. L’opera è molto nota: rappresenta il figlio di Ermes e Afrodite addormentato, a grandezza naturale e si trova nella sala 38 dalla prima metà dell’800.
La sala oggi rappresenta il cuore della serie di opere legate alla cultura di Francesco I, granduca nella seconda metà del ’500 e grande mecenate. Era chiusa dallo scorso autunno, perché si stava lavorando a un nuovo allestimento, legato a un nuovo ingresso alla galleria, un quadro di Jacopo Ligozzi (1547-1627) donato dal mercante d’arte Jean-Luc Baroni.
Si tratta dell’Allegoria della virtù, una grande tela che molto probabilmente entrò nelle collezioni medicee proprio ai tempi di Francesco I. Intorno al 1720 il quadro fu alienato e dopo vari passaggi arrivò a Baroni, che ha deciso di donarlo agli Uffizi in memoria di suo padre Giancarlo. Secondo il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, l’opera rientra proprio nell’atmosfera storico-artistica che ha portato alla nascita della galleria.
Anche per questo motivo, l’allestimento ha previsto pareti rosso cremisi, che richiamano quelle della Tribuna – primo fulcro dello spazio espositivo degli Uffizi – come quelle delle sale dedicate a Michelangelo e alla pittura del Cinquecento. Al centro della sala troviamo la statua dell’Ermafrodito dormiente, che rientra anche nel percorso tattile degli Uffizi per ipo e non vedenti.
Alle pareti, invece, oltre all’opera di Ligozzi sono esposte tele riconducibili all’ambiente cortigiano dell’epoca: l’Allegoria della Fortuna e l’Allegoria della Felicità pubblica, del Bronzino; Due donne al bagno, della scuola di Fontainebleau; un ritratto di Francesco I, di autore fiorentino.
Una sala importante, che rappresenta un periodo storico e artistico significativo per le collezioni degli Uffizi, e che oggi si presenta in veste rinnovata ai visitatori e con un nuovo e significativo ospite. Il nuovo allestimento è stato realizzato con il contributo dell’associazione “Amici degli Uffizi”.