Perin del Vega, o Vaga, e a volte Perino, è il soprannome di un manierista italiano, Piero (o Pietro) Buonaccorsi. Il suo stile era conosciuto per la sua dinamicità e per la sua eleganza. I suoi dipinti sono considerati importanti per la mediazione tra la tradizione romana raffaellesca e l'emergere del Manierismo fiorentino; egli mescolava la maniera di Raffaello (1483-1520) e quella del fiorentino Andrea del Sarto (1486-1531). Già durante il corso della sua vita, molte delle sue opere sono state la base per delle incisioni.
La sua prima formazione fu come speziale (farmacista), ma passò presto nelle mani di un mediocre pittore, Andrea da Ceri, e, all'età di undici anni, in quelle del più abile Ridolfo Ghirlandaio (1483-1561), figlio di Domenico Ghirlandaio. Divenne uno degli alunni più dotati di Ghirlandaio, ma passò poi a un altro pittore, il modesto Vaga, per raggiungere il quale si spostò a Roma. Nel primo periodo romano era estremamente povero e senza una chiara prospettiva al di là del viaggio di lavoro come decoratore. Venne raccomandato per alcuni lavori come sottoposto di Raffaello, in Vaticano. Fu poi assistente di Giovanni da Udine (1487-1564), allievo e a sua volta assistente di Raffaello, nelle decorazioni a stucco e arabeschi per le Logge Vaticane, ed eseguì alcuni piccoli, ma finemente composti, soggetti dalle Scritture, che fanno parte della cosiddetta Bibbia di Raffaello.
Il suo lavoro per Raffaello fu molto apprezzato, ed egli realizzò anche, su disegni del maestro, figure di pianeti nella grande sala dell'Appartamento Borgia, guadagnandosi il ruolo di assistente maggiore, secondo solo a Giulio Romano (1499-1546). Tra le sue opere individuali a Roma, ricordiamo la sala di Palazzo Baldassini, un edificio nobiliare nel centro della città. La sua Giustizia di Seleuco, ora agli Uffizi, venne rimossa da qui, insieme all'affresco Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove. Esisteva anche una sua Pietà, nella chiesa di Santo Stefano del Cacco. Dopo la morte di Raffaello, nel 1520, e la peste del 1523, Del Vega ritornò probabilmente a Firenze, dove strinse amicizia con Rosso Fiorentino (1494-1540), e realizzò il cartone preparatorio per il Martirio dei diecimila.
Il suo lavoro venne richiesto da Andrea Doria (1466-1560), ammiraglio genovese, per il Palazzo di Fassolo a Genova, poi Palazzo del Principe di Genova. Tra le sue principali opere di questo periodo, La lotta fra dei e giganti, Orazio Coclite difende il ponte, La fortezza di Muzio Scevola e il perduto Il naufragio di Enea. Si spostò anche a Pisa, dove lavorò al duomo. Un anno dopo tornò a Roma, e affrescò la cappella Pucci a Trinità dei Monti, per papa Paolo III (1468-1549). Ritoccò molte delle opere di Raffaello presenti in città. Dipinse le decorazioni per la Cappella Paolina e per altre sale di Castel Sant'Angelo, gli affreschi per la chiesa di San Marcello, un monocromo per la Stanza della Signatura in Vaticano, e un cartone preparatorio per la Cappella Sistina. Del Vega fu incaricato delle decorazioni generali della Sala Reale, iniziata per Paolo III, quando morì, nel 1547. Il suo lavoro a Castel Sant'Angelo venne portato avanti dal suo allievo Pellegrino Tibaldi (1527-1596).
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