Giorgio Vasari non fu solo l’architetto che progettò gli Uffizi e un apprezzato artista del suo tempo, ma anche un importante biografo. Le sue Vite sono una raccolta di biografie di artisti del Medioevo e del Rinascimento, ancora oggi considerate una fonte importante per la storia dell’arte. Tuttavia, da ormai molto tempo, sappiamo che tante delle informazioni contenute nel testo sono imprecise o addirittura errate.
Prendiamo in considerazione un caso molto particolare, quello della morte di Domenico Veneziano.
Nella sua biografia, il Vasari ci racconta della profonda amicizia che legava Domenico, di origine veneziana e Andrea del Castagno, pittore toscano. I due lavorarono a Firenze nei decenni centrali del XV secolo, diventando protagonisti di un periodo importante per l’arte italiana, aprendo la strada al Rinascimento.
Andrea aveva uno stile particolare, drammatico e dagli effetti quasi espressionistici, che ebbe pochi imitatori a Firenze (e ne trovò parecchi invece in Emilia). Soprattutto, per la particolarità del suo stile, il Vasari non esitò a considerarlo un uomo strano, dal temperamento violento.
Domenico Veneziano, invece, appariva al biografo un uomo dolce, come il suo stile chiaro e luminoso. Oggi tutto questo fa sorridere, ma dobbiamo ricordare che nel XVI secolo, quando Vasari scrisse la sua opera, non aveva a disposizione gli strumenti critici attuali, e probabilmente in alcuni casi si è affidato a racconti di seconda mano o male interpretati. Vasari infatti, a partire da un omicidio realmente accaduto, confonde i protagonisti della vicenda con i due pittori, e ricerca nella loro arte le prove del suo racconto!
Secondo il biografo, l’amicizia tra i due artisti si rovinò a causa dell’invidia del Castagno per i successi artistici del Veneziano. Nel tentativo di superare l’amico scoprendone i segreti, Castagno avrebbe finto a lungo affetto e ammirazione. In particolare, Vasari narra che Veneziano avrebbe introdotto per primo a Firenze la pittura a olio e che proprio il segreto di questa nuova tecnica sarebbe il motivo dell’omicidio. Una volta rubato il segreto, Andrea si sarebbe sbarazzato dell’amico con crudeltà: dato che ne conosceva molto bene le abitudini, una sera lo attese nascosto dietro un angolo, mentre Domenico rincasava, e lo colpì con due piombi, fracassandogli il cranio.
Solo in punto di morte il Castagno avrebbe poi rivelato il suo delitto. Tuttavia, nei registri mortuari dell’epoca sono riportate con certezza le date di morte dei due artisti, e sappiamo che il Veneziano visse per ben 4 anni dopo la morte del Castagno, portato via dalla peste nel 1457!
Vasari fa confusione con un fatto accaduto intorno al 1448, nel quale erano coinvolti un tale Domenico e un tale Andrea, anche loro pittori. Con il passare del tempo, la leggenda ha coinvolto i due più famosi artisti di cui abbiamo parlato, fino a che la storia non è stata fissata nelle Vite.
Il Vasari ha così creato questa oscura e tragica coppia di amici, che a qualcuno ha ricordato quella formata da Mozart e Salieri, per via dell’invidia che acceca gli animi.
Quando ammirerete le opere di questi pittori agli Uffizi, notate le profonde differenze stilistiche tra i due, e provate a immaginarle applicate ai loro caratteri…