Sappiamo poco riguardo a Giovanni Girolamo Savoldo, pittore dell'Alto Rinascimento, che a volte viene chiamato Girolamo da Brescia. È probabile che la sua famiglia fosse bresciana, ma egli fu attivo soprattutto a Venezia, e, da alcune prove, sappiamo che lavorò anche a Milano e Parma. Alcuni storici dell'arte lo considerano un esponente della scuola pittorica di Brescia, e molti dei suoi committenti vissero in questa città.
Nel 1508 entrò a far parte dell'Arte dei pittori fiorentini, e si spostò poi a Venezia. Fu influenzato dallo stile dei pittori veneziani dell'epoca, come Tiziano (1485-1576) e Lorenzo Lotto (1480-1556). Questo risulta più evidente nell'uso di colori accesi e nelle costruzioni espressive. L'artista era molto portato per le scene notturne, dato che aveva sviluppato studi intensivi sugli effetti della luce. Lo si evince da un'opera del 1534, San Matteo e l'angelo, dove l'uso della luce del fuoco risulta geniale, ma anche nell'Adorazione dei pastori, del 1540, dove l'artista fa un ampio uso di un cielo coperto, che filtra la luce lunare.
Molte delle sue opere sono quadri religiosi, come la Trasfigurazione di Cristo, esposta agli Uffizi, ma eseguì anche alcuni ritratti. Probabilmente il suo lavoro più apprezzato è la Maria Maddalena, che cattura una luce sfavillante dalle pieghe satinate dell'abito dorato della Maddalena. Non conosciamo la data della sua morte, ma Pietro Aretino (1492-1556), scrittore cinquecentesco, ci documenta la sua presenza a Venezia nel 1548, anche se era molto anziano e debole.